Il calcio, in famiglia, è stato spesso (ma lo è anche oggi) un argomento di divisione tra moglie e marito. E Rita Pavone, nel lontano 1962, lanciò quasi “un allarme nazionale" con quel suo “La partita di pallone” che divenne una delle canzoni più popolari e orecchiabili ancora oggi.
Ma ad Enna no. Perché se oggi questa squadra e società è riuscita a regalare quel sogno chiamato Serie D, forse, lo deve proprio alle cosiddette “first lady” in gialloverde. Rosangela ed Anna, rispettivamente mogli del presidente Luigi Stompo e dell'AD Fabio Montesano, punti di riferimento per i rispettivi mariti non soltanto fra le mura domestiche o nella vita di tutti i giorni ma anche per ciò che riguarda la sfera calcistica.
"Ti racconto questa - dice Rosangela -. La scorsa estate, quando Luigi voleva mollare tutto dopo il mancato ripescaggio in D, ad agosto, gli dissi: ma tu sei pazzo! Non se ne parla proprio! Sei l’uomo che riesce sempre a trovare delle soluzioni? Bene, ora risolvi anche questa”. E dallo scoramento di alcuni giorni, si passò allo slancio, tutto d'un colpo, verso quella che è stata la stagione più importante.
“Se ho avuto un merito nella prosecuzione della sua avventura e dunque nella realizzazione di questo sogno? Non lo so - ancora Rosangela -, mi piace pensare però che tutti abbiamo contribuito, ognuno per la propria parte e noi famiglie siamo sempre state al fianco, creando questo gruppo che ha affiancato la società sotto l’aspetto sociale, goliardico e dunque anche psicologico. Anche noi, in qualche modo, siamo state Devastanti (un termine che la first lady ha fatto proprio dopo che lo scorso anno Biccio Arcidiacono aveva praticamente influenzato l'Enna calcistica con questo suo modo di rappresentare squadra e società, ndr) perché l’Enna ci ha preso in toto e la domenica, ma non soltanto, ci ha permesso di vivere una esperienza parallela che ci ha fatto bene sotto tanti aspetti. I ragazzi già ci mancano. Come le partite, l’attesa settimanale perché spesso anche durante la settimana, in quelle rare volte che si riusciva a scambiare due chiacchiere con Luigi per via dei nostri impegni, l’argomento Enna era ricorrente pure a tavola. L’argomento Enna calcio, in sostanza, è stato ed è quotidianamente presente in tutte le nostre conversazioni. Anche e soprattutto adesso. Anche per nostro figlio Paolo diventato un po’ la mascotte ed è stato tutto molto bello. E non vediamo l’ora che si riparta”.
Un argomento diventato ricorrente anche per Anna Montesano: “Seguo l’Enna assiduamente da un paio d’anni. Quando mio marito ha iniziato ad occuparsi della società, il calcio proprio non faceva per me. Non mi piaceva. Poi pian piano mi sono detta: perché non andare allo stadio? Ed è stato subito coinvolgente - a prescindere dal ruolo che ha Fabio anche perché a casa, raramente si riesce a parlare di calcio o di altre cose vista la vita frenetica che ci caratterizza quotidianamente - tanto che poi con il gruppo abbiamo iniziato ad andare pure in trasferta”.
Anna in questi anni, da chef riconosciuta da tutte, è diventata la “donna delle torte” (e chi vi scrive lo dice con cognizione vista la straordinaria bontà dei suoi prodotti…): “Anche questa cosa è nata per caso - dice -. All'inizio li portavo solo io, poi parlandone con le altre mogli, ognuno ha iniziato a preparare qualcosa, come fosse una scampagnata domenicale perché lo spirito doveva essere quello. Uno spirito che sembrava per un attimo essersi svanito dopo la delusione della scorsa estate per il mancato ripescaggio in D: ”E per un attimo dissi a Fabio di fare un passo indietro ma soltanto perché lo vidi molto amareggiato e forse, con i tanti impegni di lavoro, ciò gli avrebbe potuto permettere di respirare un po’. Ma il suo amore per l’Enna lo ha portato ad andare avanti e in fondo, se a lui piace, va bene anche a noi. Così almeno la domenica riusciamo a staccare un po’ la spina seguendo la squadra della nostra città. E questo gruppo, oggi, si è allargato e le amicizie sono aumentate. La domenica, quindi, andare allo stadio è diventato indispensabile e non riesco più a farne a meno, mi ha coinvolto così tanto e mi ha talmente appassionato che lascio perdere tutto a casa, pur avendo tante cose da fare dopo una settimana di lavoro. È così emozionante ed adrenalinico partecipare alle partite, che non ti nascondo che da quando il campionato è terminato, mi manca tantissimo".
Se Rita Pavone ascoltasse oggi Rosangela ed Anna, dunque, non avrebbe più una grande motivazione nel cantare… “Perché, perché? La domenica mi lasci sempre sola. Per andare a vedere la partita, di pallone. Perché? Perché? Qualche volta non ci porti pure me…”.